Brutte storie

Il pianto di Azzurrina

BUONA PASQUA!

E sopratutto buona primavera.

Per festeggiare il ritorno delle rondini e l’avvento della cristianità ( il rito religioso più horror di sempre) un sacco di gente ne approfitta per andarsene in gita fuori porta, quindi perchè non approfittarne per portare la tua famiglia alla ricerca del fantasma di una principessina da favola medioevale del 1300?

é una vecchia storia, tramandata oralmente dai custodi del castello di Montebello, provincia di Ravenna, da oltre 700 anni.

Azzurrina

così era stata rinominata la principessina, figlia di Ugoccione o Uguccinone) di Montebello; forse il suo vero nome era Guendalina, ma la piccina aveva occhi azzurrissimi, pelle candida, e capelli bianchi

Era nata albina, e in epoca medioevale era, ovviamente, considerato simbolo demoniaco essere albini; così il padre la nascondeva al malcontento popolare e la madre le tingeva i capelli di una tintura nera dai riflessi blu, ma le tinte dell’epoca erano sostanze volatili e non permanenti, così i capelli della piccola si tingevano d’azzurro, per questo il dolce nomignolo Azzurrina.

Azzurrina era piccina, sempre sola, perennemente sorvegliata da due guardie, Domenico e Ruggero, e, come tutti i bimbi, amava giocare.

Finché un giorno

il giorno del solstizio d’estate

un grande temporale sorvolò il castello; Azzurrina giocava con la palla, che le sfuggì dalle piccole mani rotolando negli anfratti bui del castello, sempre più in basso.

Azzurrina seguì ingenuamente il suo giocattolo che scivolava, rotolando, verso le fondamenta del castello,

rim

                 bal

                               za

va sui gradini e rotolava giù nella botola della ghiacciaia.

La piccina la seguì.

Nel buio.

Un urlo.

Domenico e Ruggero si precipitarono a cercare la loro principessa, entrarono dall’unica porta della stanza, cercarono ovunque,

ma Azzurrina non ricomparve

mai più.

E il temporale, come era iniziato, finì, senza lasciare traccia se non la pioggia che scintillava sul selciato.

Tutt’oggi, negli anni lustri all’anno della scomparsa (anni che finiscono con il cinque come il milletrecentosettantacinque), nel giorno del solstizio d’estate, nei locali della ghiacciaia, si sente ancora il tonfo della palla, e un suono bianco che chiama “mamma”, e una risata, lontana, di bimba, il battito di un cuore, un grido, il rimbombo del temporale.

Sono veramente tante le associazioni di Ghost Hunter italiane (e ce ne sono parecchie) che sono andate a studiare la leggenda, questo è uno dei video più belli di quello che capitava nel mentre.

Buona 1/2Notte

https://www.youtube.com/watch?v=kM6k_B5jFm4#t=253