Cattivi Libri

Lo zio Re

Se qualcuno di cui ti fidi ciecamente

ti dicesse che tutto quello che conosci è fondamentalmente sbagliato?

Se le basi del mondo non fossero sulla fisica, ma sull’incredibile e l’ineluttabile?

Ora, lasciando perdere le canzoni di Yankovic (“Everything You Know Is Wrong”) o il fatto che la torta è una colossale bugia (“the chake is a lie”) non credi che sarebbe un mondo meraviglioso?

L’immaginazione e la realtà mischiano insieme in continuazione nella letteratura e nella filmografia; ed è bello; anche quando è terrificante e spaventoso, l’imprevisto dell’imprevedibile è il grande amore dello scrittore del fantastico e del sovrannaturale. Qualcosa che capiti nella tua vita ela sconquassi dalla fondamenta, lanciando, forse, qualcosa di un te completamente cambiato alla fine del temporale.

Credo che zio Sthepen “il RE” King, nonostante sia lo scrittore ormai più commerciali del mondo della letteratura contemporanea, abbia dentro di se un mondo simile sempre vivo; anche dopo che ha smesso di farsi di mescalina e collutorio alla menta (si, lo faceva davvero, tanto che la moglie gli chiese, scherzando, se lo bevesse; lui rispose ovviamente che no; invece la risposta era si, ma beveva solo quello verde, con quel buon gusto di menta. Brutta cosa le crisi di astinenza).

Esistono due libri, a mio parere meravigliosi, che parlano di questo suo mondo, sia immaginario che reale; la sua vita, dall’infanzia a oggi, romanzata è forse la cosa più spaventosa che abbia letto dei suoi libri. Affanculo il pagliaccio/ragno coi palloncini colorati! E anche orsi giganti che si rivelano cumuli di vespe, o i padri impazziti armati di mannaia in immensi alberghi ghiacciati.

Questo è “On writing” e dà veramente un mondo di buone idee sulla scrittura orrorifica (e non) e ottimi consigli; mescolati con ricordi di infanzia e altre brutte cose.

Il secondo libro è il mio preferito “Incubi & Deliri”, una serie di piccoli racconti avvolgenti come coperte che ti faranno dimenticare il freddo del mondo per risucchiarti nel loro; il mondo dove basta lanciare l’imprevedibile e inconciliabile nella monotona tranquillità della vita di tutti i giorni, e star a vedere cosa succede.

Di solito si scatenano tempeste.

Magari piccolissime e interne (“Scarpe da tennis”), altre volte familiari (“Il Dito”), raramente globali (“La fine del gran casino”) ma comunque distruttive.

Il mio preferito è una piccola storia su due giovani sposini americani in vacanza a Londra, lui avvocato, lei due figli che li aspettano in albergo.

Risate, un taxi, un amico del marito che li invita a casa sua per cena.

Salto di scena.

La ricerca disperata di una stazione di polizia a notte fonda e il resoconto disperato di come il marito sia scomparso; inghiottito da “qualcosa” dopo aver passato ore a vagare per le strade di un quartiere abitato solo da due bambini dalle piccole mani deformi, una enorme gatto scarificato e nomi incomprensibili alle insegne di negozi vuoti sotto un cielo al tramonto di colore rosso abbagliante; insegne che recitavano “Shub nigurat” e “Niarlatotep”.

Una frase che rimbalza nella testa bionda della annichilita americana allucinata letta sulla locandina di un giornale prima poco di perdere la strada

“Orrore nella sotterranea

trenta dispersi”

Il Bobby che scuote la testa e la fa venire a prendere dalla ambasciata.

“Crouch End” è il titolo.

In America hanno un’ espediente televisivo meraviglioso che noi qui adoperiamo pochissimo; il film per la televisione a puntate.

Ovviamente questo per dire che esiste il film di questo libro e, a differenza di tanti altri libri kingiani rielaborati per il cinema, è veramente bello.

Stranamente quello che mi ha colpito di più non è “Crouch End” (che è simnceramente venuto male) ma la storia di due fratelli. Il maggiore, colui che racconta, stà girando l’ultimo documentario della sua vita, perchè stà morendo; tutti stanno morendo; e la causa è il gran cervello di quel genio (e non è ironico) del suo fratellino minore che ha trovato la cura per la rabbia dell’umanità, “La fine del gran Casino”.

La cosa buffa è che credo sia un racconto biografico in qualche modo; perchè zio Stephen è, nonostante il QI alto e la immensa fama, davvero il meno geniale e brillante della sua famiglia; e ha un fratello minore.

Leggi il libro, poi guarda il film.

Non sono tutti belli, ma io insisto che merita.

Buona 1/2notte