L’Orrore
Cos’è l’orrore?
Se lo chiedeva quel rompiscatole di Dilan Dog, e prima ancora se lo chiedeva Joseph Conrad in “Cuore di tenebra” il romanzo che ispirò “Apocalypse Now”.
L’Orrore.
Ci affascina, ci riempie il cuore, ci risveglia dal torpore quotidiano che ci assale e ci riempie cuore, membra e cervello risvegliandoci da ciò che ci rende inebetiti, stanchi, disgustati e assenti. Per fortuna non per tutti la vita si divide in momenti come questi e in euforia di vita, ma la paura ci tiene vivi, come la bellezza, l’amore, al conoscenza, la felicità, la gioia.
Conosci il racconto horror più breve del mondo? E di Frederic Brown, si intitola “KnocK” e recita così:
-L’ultimo uomo sulla terra
sedeva solo in una stanza.
Quando qualcuno
bussò alla porta.-
Chi ama la paura ama il buio, il buio che stà fuori dalla porta e il buio che si cela in quel “solo”.
Ora ti avviso che diventerò metafisica; credo perchè sa che nel buio vi si nasconde tutto, la morte, ma anche la vita; d’altronde non consoci ciò che non vedi, chè è oltre le porte della conoscenza, dell’immaginazione, ma il buio è anche l’inizio, la vita. Nel buio si nasconde tutto, anche la luce.
Cosa ci fa più paura?
Un tempo io temevo lo spazio
In qualche modo i miei sogni e i miei incubi avevano la stessa consistenza dello spazio vuoto fra le stelle; così vicine fra di loro nel loro manto a guardarle da lontano, così infinitamente lontane e sole nello spazio reale.
La paura del vuoto, di ciò che è sconosciuto, del freddo siderale ma sopratutto, la paura dell’infinito, l’infinitamente grande, l’infinitamente piccolo, il non avere il controllo e la conoscenza sull’universo, lo spazio che ci circonda. Il terrore nel sapere che lo spazio non ha una parola “fine”; che se ne avesse una esiterebbe il “Nulla”, perchè ancora più terrificante della creazione infinita è il vuoto perfetto, ove non c’è niente, neppure le parole per descriverlo. Nulla non basta, ci vorrebbe una “non-parola” per descriverlo, “Il nulla dilaga, dilaga” ringhiava Gmor.
Di questo avevo paura io;
poi,
una notte di pieno inverno, in alta montagna, uscii dalla baita dove dormivo con i miei genitori; in preda all’inquietudine profonda e disperata di un’ adolescente solitario; mi misi a camminare nel buio della notte invernale nella foresta e raggiunsi un grande spiazzo ricoperto di neve soffice appena caduta.
Tutto rispendeva, ovattato, il minimo segno di luce si rispecchiava sul manto azzurro di neve; non c’era luna, l’aria era cristallina e impalpabile; tutto pareva così vivo, e così impossibile. Mi sdraiai sulla neve e guardai in alto.
E li,
Le Stelle.
Miliardi, centinaia di miliardi, sopra di me, mi restituivano lo sguardo.
Fù in quel momento che capii che non cera nulla di cui aver paura, che lo spazio è nella nostra mente, l’infinito, siamo noi, nulla a una fine, neppure con la morte.
Fu da quella notte che la paura divenne la mia alleata; essa ci dà una sensazione che nient’altro nel mondo ci regala; ne l’euforia, ne l’amore, neppure la libertà; la Paura è il primo sinonimo di libertà. Sentire il proprio corpo svuotato dalle membra; niente sangue ne budella, niente cervello, solo un corpo cavo dove l’emozione rimbomba assillante, ti raggiunge il cervello, ti paralizza, ti fa vedere ciò che non c’è, richiama ciò che non deve esserci, ne vederti, la Paura mi fa viaggiare nel tempo e nello spazio, la Pura ci rende liberi. Se lo vogliamo, la pura è il primo passo verso la conoscenza.
A Lovecraft questo articolo sarebbe piaciuto, credo,
Se far paura è un’arte sicuramente lo è anche il saperla provare; io credo che chi denigra le storie del terrore, chi deride la paura degli altri, o semplicemente chi non ascolta e non vede quello che racconti, film e libri cercano di fargli provare, esso ha paura della paura stessa; paura di provare paura. E non c’è limite più grande.
Il coraggio deriva dall’affrontare i propri demoni, l’ammettere che esistano il primo passo.
E tu? Tu hai paura?
Spero davvero tanto di si.
E non è una minaccia; è un augurio.
Questo blog spero riesca a darti una scintilla di Paura perchè essa non è che l’inizio.