Racconti umoristici

Vendicatore

Mio cugino Skyler sa disegnare molto bene.

E gli piace dimostrarlo.

Ci sono quasi undici anni di differenza tra me e lui e quando cominciai le elementari i miei lo misero a farmi da bebysitter.

Non se la cavava male, mi faceva mangiare il gelato e guardare i film con lui ma aveva il vizio di farmi un particolare tipo di dispetto.

Ogni volta che mamma mi comprava un albo da disegno, sapete quelli da colorare con i personaggi già abbozzati sopra, magari i protagonisti dei cartoni animati o gli eroi dei fumetti, Skyler si metteva a disegnare.

Ogni volta che aprivo il quaderno dei disegni trovavo un nuovo personaggio colorato; alcuni erano bellissimi, ogni colore al suo posto, le principesse avevano tutte il loro bel vestito e i supereroi degli sfondi che sembravano la copertina di un cartellone dei film; ma era la preparazione perfetta per uno scherzo crudele. Mentre io sfogliavo incantato a un certo punto due occhi sbarrati e morti mi fissavano dalle pagine; allora lanciavo un urlo e scagliavo il quaderno lontano, dall’altra parte della cameretta.

Mio cugino Skyler adora i film horror e le cose macabre e la cosa che amava di più fare dopo che mi aveva messo a dormire era rubarmi quei quaderni, mettersi sul divano ad aspettare che gli zii tornassero riempiendo quegli album innocenti di principesse che si erano strappate il cuore con le mani e lo offrivano con occhi spiritati, pirati zombie con le ossa esposte ed eroi morti ammazzati. Skyler è specializzato nel sangue e nella carne morta, ama disegnare lunghe chiome scarmigliate piene di nodi o armature aperte su viscere devastate. Il sangue disegnato da Skiler è particolarmente realistico, lascia lunghe scie diluite nelle immagini acquatiche, grossi grumi gelatinosi escono dai crani, strisciate sbiadite come di mani sporche su un muro ornavano il foglio attorno ai miei amati personaggi una volta buoni, puri e incorrotti.

Ogni volta mi mettevo a piangere disperatamente, e lui rideva.

Rideva quel bastardo malvagio.

Non ho mai capito cosa ci trovasse a farmi tanta paura; i miei lo rimproveravano ma non capivano realmente quanto io fossi spaventato da quelle apparizioni macabre. C’era qualcosa di malato nei disegni di Skyler, le pose più aggraziate si trasformavano in proposte lascive e i grandi occhi allegri in sguardi folli, i sorrisi si riempivano di sangue e i miei eroi si consumavano, corrotti e devastati dal male più infimo ne venivano distrutti, uccisi, ammaliati, sedotti.

Nei suoi disegni i buoni perdevano sempre.

Nei suoi disegni quelli che amavano venivano uccisi.

Quei disegni mi inseguivano poi nei miei incubi, mi rincorrevano nel buio spuntavano da ogni angolo buio della mia cameretta cercando di trascinarmi nel loro nuovo mondo folle fatto di dolore e morte.

Ancora oggi li sogno.

Ma oggi sono grande.

Skyler abita da solo e mi apre sempre quando suono alla sua porta.

Oggi è particolarmente felice di vedermi; il lavoro non gli va bene e la birra sta dappertutto.

Porta una vecchia maglietta da basket e i capelli lunghi non sono lavati da giorni.

Io sono una persona pulita e stono in casa sua come un girasole spicca in un campo di erbacce.

Non mi importa del suo lavoro, della birra e della sua vita da fallito. Ben gli sta, questo succede a voler umiliare gli eroi, Skylker è una persona orribile, sozza dentro e fuori e la sua vita schifosa gli si sta rivoltando contro.

Skyler non ha mai fatto parte dei buoni, ma Skyler ha uno scantinato.

Lo colpisco con tanta forza da fargli sanguinare la testa e lo trascino nello scantinato senza che i vicini vedano; non è stato difficile perché abita in quel tipo di quartiere dove tutti si fanno sempre gli affari propri.

Metto la musica sul booster, musiche di film sugli eroi, una colonna sonora perfetta.

Comincio con lo spogliarlo lasciandolo nudo sulla sedia.

Gli brucio le piante dei piedi fino a farlo piangere, gli taglio i palmi delle mani con i taglierini da lavoro che ha sparso per il suo studio, gli incido la pelle sopra la fronte per ridurlo ad una maschera di sangue fino a fargli sentire il sapore del suo stesso sangue in bocca e fargli bruciare gli occhi che stanno diventando, taglio dopo taglio, pezzo dopo pezzo, sempre più simili a quegli occhi spiritati che tormentano i miei incubi ogni notte.

Gli riempio la carne di buchi profondi sul petto, nelle spalle e nella carne della schiena che sanguinano di un sangue liquido e viscoso.

Ci sono abituato, lo fanno sempre; per questo c’è il telo di plastica, per questo ho il camice.

Dicono sempre che sono un tipo silenzioso, dicono anche che i videogiochi violenti, che le immagini forti e le scene di sangue e sesso non devono essere fatte vedere ai bambini e io mi dichiaro sempre assolutamente d’accordo con loro; nessun altro bambino dovrebbe rivivere quello che ho vissuto io, quello che ho passato io.

Ma non hanno da temere perché i pervertiti come Skyler stanno venendo eliminati notte dopo notte. Maniaci malati che si eccitano alla vista del sangue e dei loro osceni spettacoli horror; io non ho mai visto un film di quel genere in vita mia e lo dico sempre fieramente quando me lo chiedono.

“Io non guardo quella porcheria, bisogna pensare ai bambini” rispondo sempre.

I capelli lunghi di Skyler assomigliano ormai alle capigliature tutte annodate che disegnava allora, pieni di sudore e grumi di sangue gli si incollano alla faccia.

Amo sentirlo gridare come un maiale; mi fa pensare alla giustizia, le vene che gli pulsano sotto la pelle mi rendono felice, il suo dolore mi rende felice. Grida fino a lacerarsi la gola.

Gli strappo un pezzo di cuoio capelluto facendolo strillare di una nota più acuta.

Non ho mai visto un cervello vivo; chissà se è come quelli che disegnava lui, se il sangue è davvero appetitoso come gelatina e il cranio si spacca scheggiandosi e crepandosi come un vaso di ceramica?

Voglio vederlo, ho sempre evoluto vederlo, da allora, da quei disegni sul mio albo.

Le creature mi si avvicinano sbucando dal buio dello scantinato, ma ormai le conosco bene e so cosa vogliono da me; vogliono essere salvate. Le principesse vogliono essere salvate per poi essere scopate, i super eroi vendicati violentemente dalla perversione di questo porco.

“Io vi salverò” sussurro con il martello alzato sopra al testa. “Io sono il vostro eroe”

Skyler piange.

Calo il martello.

Ma mi scivola dalle dita, cade in terra.

Sento il sapore ferroso del sangue in bocca, è amaro.

Le ginocchia mi si fanno molli e perdo le forze.

Solo ora sento il dolore, un dolore acuto al centro della schiena che si espande nei muscoli, poi nelle budella fino a raggiungere le ossa che tremano di dolore.

Gemo sputando sangue, cerco di chiamare le mie dolci creature torturate ma quelle si ritraggono, ghignando e contorcendosi, ridono di me.

Andranno a cercare qualche altro eroe che possa salvarle, non io; io non sono stato in grado.

Io muoio qui e ora, nello scantinato di Skyler.

Lo vedo ancora, il bastardo che mi ha sparato ha ancora la pistola che fuma e gli toglie il nastro dalla bocca.

“Sopravvivrà?!” chiede una voce concitata alle mie spalle. Il tizio armato controlla le pulsazioni di mio cugino e fa cenno di sì.

“Sì, sì sono sicuro che sopravvivrà. Sky resisti, i soccorsi stanno arrivando!”

Vicini di casa, amici; perché uno come Skyler dovrebbe avere degli amici? Non se li merita, io sono una persona buona eppure non ne ho di amici.

L’ultima cosa che vedo sono gli occhi chiari di Skyler mentre mi guardano pieni di sgomento, e io gli sorrido.

“Oliver…” dice piangendo, non so se per me o per il dolore.

“Oliver, perché?” mi chiede fra i singhiozzi.

“Quegli… occhi” sussurro.

Gli stessi identici occhi che lui disegnava sempre, ora li ha lui.

Ora è lui quello rotto, quello umiliato, quello corrotto… distrutto.

Non più io.

Non più io.

Fine.

Ispirato dalle magnifiche opere di Jordan Persegati