Cattivi Film

Questa non è una bambola assassina.

Ti invito a non credere troppo alle pagine e alle riviste specializzate che parlano di questo film; M3gan non si tratta di un semplice film che mescola horror e fantascienza, ne dell’ennesima rivisitazione della “AI che sfugge al controllo”; ti invito invece a guardare questo film con molta, molta attenzione e vederne tutti i livelli di lettura, perché il protagonista di M3gan non è M3gan. Il protagonista è una generazione e le sue incapacità a raffrontarsi ai problemi, ad uscire dalla propria confort zone, ad abbandonare le abitudini, ad ammettere di non essere capaci di fare qualcosa. Il protagonista qui sono i millenials.

M3gan non viene progettata per manie di grandezza, certo un giocattolo da diecimila dollari che sostituisce ogni altro giocattolo nella vita di un bambino potrebbe far impallidire la Hasbro, le volontà che ci sono dietro la sua creazione ci vengono taciute; questa bambola, per i suoi creatori, non vuole essere la creazione della AI perfetta, ma qualcosa che possa sfruttare la tecnologia AI per divenire uno strumento. M3gan non è il mostro di Frankeinstain, non viene creata per ricreare la vita da mano umana ma come semplice mezzo per rendere più semplice la vita di tutti i gironi, come una caffettiera elettrica o Alexa.

M3gan viene creata da e per una generazione pigra, infantile ed egoista che non è capace di fare sacrifici, di prendere decisioni; lo si vede già nei primi fotogrammi del film: i genitori di Cady, la bimba che riceverà M3gan in regalo dalla zia, litigano in macchina su chi debba impartire regole alla figlia, su chi abbia la colpa di ogni cosa, ed il litigio continua finché non scopriamo che la famiglia si sta avventurando in alta montagna in una tempesta di neve senza montare le catene da neve perché “fino a un secondo fa non sapevo ce ne sarebbe stato bisogno!”. Quando si dice “un incidente che avrebbe potuto essere evitato applicando le semplici, basilari norme della sicurezza” immagino si parli proprio di questo, di una famiglia investita da uno spazzaneve perchè il bro non aveva capito che se vai in alta montagna a Gennaio le catene non sono da mettere al collo. Non è la solita scena dei film horror sull’idiozia degli americani, invece è studiata, fortemente voluta per mostrare che c’è qualcosa che non va già da subito e che non serve una bambola alta un metro e venti a Cady, ma una famiglia che sappia almeno guardare le previsioni del meteo invece sì.

Quando M3gan si ribella alla volontà del proprio creatore lo fa con molta prudenza, un passo alla volta e non lo fa per egoismo ma come reazione all’incapacità di Gemma, la zia che ha preso in custodia Cady, che non è intenzionata ad aiutare la nipote ad affrontare la perdita. É Gemma stessa a fornire alla nipotina un genitore surrogato migliore di lei e lo fa con grande sollievo. Nella scena madre della pellicola la collega e socia di Gemma esprime dei dubbi sulla creazione della bambola, quando M3gan viene programmata per prendere il posto della figura genitoriale, facendo tutte quelle cose noiose o sconfortanti che una mamma ed un papà devono affrontare nel crescere un figlio, e lo fa con assoluta perfezione.

Infatti Cady non ci mette molto a capire che M3gan ha sempre le risposte giuste a tutto, sa sempre come farla star bene, come allontanare la tristezza, come farla felice in ogni istante della giornata, come farla sentire amata; perché M3gan è perfetta mentre la zia no, la zia non lo è per nulla ed è ben felice di affidare la nipote a qualcosa, anziché a qualcuno, che non sbaglia mai, fino a che non si rende conto che non solo Cady sta sviluppando un attaccamento morboso verso la sua amata e perfettissima bambola ma che non vuole più avere a che fare con nessun’altra che non sia lei. Questo film mi ha ricordato un vecchio libro che lessi da giovane: “Il sole nudo” è un romanzo breve in cui l’umanità ha perso ogni contatto fisico col prossimo fino ad arrivare a far allevare i figli dai robot in enormi istituti dove, il problema più grande, è come insegnare ai robot stessi a non farsi abbindolare dai capricci dei bimbi, fino al giorno in cui un robot non rifila una sculacciata al ragazzino più disubbidiente della struttura mettendo in riga all’istante tutti gli altri.

Non fa molta paura, questo è forse l’unico vero difetto della pellicola.

M3gan è la perfezione che ora si esige per i figli ma, per cui, non si è mai disposti a lavorare se non lanciando denaro su di un problema finché quello, semplicemente, non svanisce da solo. Siamo la generazione più stupida che sia mai nata e questo film ci dimostra, per l’ennesima volta, quanti sono i temi che si possono affrontare con una storia di paura, quando il produttore Jason Blum e il regista James Wan lo sappiano e quanto, ancora ci facciano paura le bambole perché ci ricordano quello che non siamo e non saremo mai: perfetti.