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Le case Vuote

Quante case abbandonate ci sono nelle nostre vite, nei nostri incubi, nelle nostre città, nei film, nei libri; case che si rivelano sempre essere abitate mai da qualcuno ma sempre da qualcosa; perchè la nostra mente regala sempre un luogo dove vivere ai proprio mostri.

Le case sull’orlo del mondo, sull’orlo dell’abisso; quante ne possiamo ricordare? Luoghi di abbandono consacrati sempre al male o all’infinito, posti dove non andare mai, abbandonati sempre per un motivo che noi non conosciamo e sul quale favoleggiamo.

Le case abbandonate hanno su di noi un fascino e un’attrazione troppo forte per esser ignorata; il buon Sam Raimi ne sa qualcosa (La Casa), ma anche Dario Argento ce ne ha parlato molto (La casa dalle finestre che ridono, Profondo Rosso) case terrificanti che poi si rivelavano per quello che erano, sobborghi dell’abisso.

Pochi sanno che la casa con le finestre che ridono era, nella realtà, un collegio femminile nei pressi di Torino e che per fare le riprese le giovani ospiti si ritrovarono un’intera estate pagata da trascorrere al mare a spese degli studi cinematografici =D o che la terrificante casa dalle pareti scrostate in cui si addentra il reporter di Profondo Rosso altro non è che un albergo dei bei tempi della monarchia; sempre in Piemonte.

Pessime architetture in Piemonte; lugubri e troppo scure; non è mai stata una regione molto allegra, io ne so qualcosa, mio padre è torinese.

Ne parla Lovecraft in molti suoi racconti, il bellissimo “I ratti nei muri”, una storia antica e agreste che ci trascina giù nelle fondamenta di un’ antico maniero odiato da generazioni e tutto d’un tratto rimasto disabitato; e “L’orrore di red hook”, una storia cittadina di viottoli sudici e case affollate di abitanti di chissà quale razza ed etnia; una storia che ben spiega la fobia per l’immigrazione ed il razzismo insito nel maestro di Providence.

Ne racconta il cinema, la tv, e i tuoi ricordi di bambino avranno sicuramente una storia riguardante una casetta nel bosco, magari con un pozzo nel giardino e le pareti coperte di piccole impronte di mani sanguinanti.

Le case sono sempre abitate, sopratutto quando non lo sono più.

Quest’estate ho sentito sussurrare parecchi bambini annoiati dal caldo della spiaggia “questa sera andiamo alla casa?” riferendosi a una delle tante strutture diroccate nel nulla della brughiera bruciacchiata ed annerita delle solitarie rive calabresi.

Due fumetti che io amo molto, HellBoy, di Mike Mignola, e Dampyr, ed. Bonelli, parlano a fondo di queste case antiche e desolate; entrambe sospese sull’orlo del mondo; patrone e templi di potenze mai dimenticate, porte per altri mondi.

“Il seme della distruzione”

La storia antica di Villa Cavendish.

In corrispondenza con al morte per assassinio del padre adottivo del nostro eroe cornuto (Hellboy, detto Red) l’agenzia del paranormale per qui lavora viene invitata nella nebbiosa Scozia dall’ultima discendente di un’antichissima stirpe nobiliare senza più eredi; questi tre ultimi, presi come i loro avi, dalla smania della scoperta, sparirono nelle spire dell’antartico in uno dei loro tanti viaggi.

Una ricerca continua, smaniosa, ossessionante di “qualcosa” raccontato di padre in figlio nei decenni che assaliva come una febbre tutti gli eredi maschi della gloriosa stirpe dei Cavadhesc.

Una villa castello dei primi del novecento arroccata sul promontorio di un lago fermo, morto e vuoto; una lenta discesa dovuta alla bizzarra conformazione del terreno molle e fangoso verso le gelide acque chete del lago fino a sfiorarne le acque con le fondamenta, lambite dalle acque gelide.

Una casa sull’orlo del nulla.

Un segreto chtuloide chiuso nei segreti spazi siderali richiamata alla luce da Rasputin, il terzo Reich e un’antica famiglia di folli malati di potere; una storia grandiosa e graficamente perfetta dalla quale Del Toro ha preso ispirazione per il primo film sul simpaticissimo diavolo rosso.

Un’altra grande storia grafica ce l’ha regalata la Bonelli con

“La casa sull’orlo del mondo”

Una vecchia conoscenza del Dampyr, l’anziana Ann dai poteri di medium quasi sconfinati ma dalla cecità del terzo occhio, viene invitata in Scozia (ma è sempre la Scozia?) da un vecchio e caro amico sull’orlo della follia.

La principesca e immensa casa è dispersa nella brughiera scozzese; non è abitata più da nessuno, nemmeno dal caro amico, scomparso nel nulla. Non è la casa ad essere abitata, ma l’esterno della casa; altri mondi e altre dimensioni infernali accerchiano al casa su vari piani astrali, e le creature che le abitano vogliono entrarvi.

Il sigillo stà per rompersi; le cose bussano per entrare.

Il tempo si spezza, le finestre si rompono, ma la casa, ed i suoi custodi, resistono.

Regalataci dal pennino di Luca Rossi (il miglior disegnatore Bonelli in circolazione) una storia da appendere alle pareti.

E tu? Hai al tua casa stregata?

Se ne hai il coraggio vorrei vederne le foto, magari un giorno potremmo visitarla insieme.

Buona ½ Notte.

E Buon rientro a me.