Racconti umoristici

Il sangue di Eric Bale

UNO ESTRANEO NELLA NOTTE

Questa notte, all’ospedale della contea il St. Heart , un uomo in fin di vita sui trentacinque anni e privo di identità è stato ricoverato presentando gravi ferite da arma da fuoco. Quest’uomo, trovato moribondo sul ciglio della strada che attraversa la Whispering Forest, ha affrontato la giornata di oggi in terapia intensiva ed e qui, davanti a me.

Lo sceriffo locale ha fornito le generalità dell’estraneo che pare famoso nella contea, protagonista di molte voci locali, e fatto mettere sotto stretta sorveglianza.

Sospettato di accuse infamanti e poco chiare E.B. non ha ancora potuto dire una parola in sua difesa che gia qualcuno lo taccia di crimine. Credevamo di essere un paese ormai entrato nel ventunesimo secolo, credevamo di poterci scrollare di dosso la nomea di cittadina arretrata, ma sono le persone come lo sceriffo che ci

-Non e un po troppo “moralista” come articolo di un giornaletto locale come il New Day?

Jedro alza gli occhi dal portatile e trova un’infermiera, la sua infermiera, che lo guarda con in mano uno dei tanti fogli di bozza sparsi su tutto il letto.

Il grande difetto di ostinarsi a scrivere con macchina da scrivere in un’era digitale; lasci in giro un sacco di prove.

Stretto nell’altra mano di lei il carrellino della triste mensa ospedaliera.

Lei ha i capelli bruni legati in una crocchia dispettosa; occhi neri e profondi, zigomi alti ereditati da paesi esotici e lontani.

Il giornalista scarmigliato, dal suo letto, si sforza di sorridere a quel viso dolce.

-La fredda cronaca non interessa più a nessuno oggigiorno; figuriamoci sul giornale locale; cosi cerco di renderlo almeno eticamente corretto.

Lei sorride come una che la sa lunga

– E anche molto provocatoria. Come sta la vostra appendice?

– Non essendoci più l’appendice, non c’è più’ il problema; dammi pure del tu. Lui ha mangiato?

-Sono qui apposta per farglielo fare.

Jedro guarda oltre il portatile e il vassoio che la ragazza gli poggia sulle gambe. Di fronte a lui, fra lattiginose tendine separatrici, nella penombra del pomeriggio,

20160513_033250

Eric Bale E.B.

che lo fissa,

silenzioso.

Senza mai battere le palpebre, senza mai abbassare lo sguardo;

Eric Bale

lo fissa

immenso e cupo.

20160513_033522

-Da quanto sei qui nella nostra bella contea?

La voce genuina di lei gli fà distogliere lo sguardo da quello magnetico dell’uomo.

– Tre mesi, forse qualcosa di piu’

– E da dove vieni, straniero?

– Jedro. Non ci crederai; sono di Manville.

Lei spalanca gli occhi scuri.

-Pensavo venissi da una grande città! Sembri uno di Philadelpia, o di Boston!

Jedro ridacchia un filo amareggiato, anche se sa che, detto dall’innocenza di lei, dovrebbe prenderlo come un complimento. Ma ci sono troppe ruggini su questa considerazione.

– Lo credono tutti in effetti. Invece no, nato e cresciuto da una sonnacchiosa cittadina montana di mille abitanti, in estate, in inverno si dimezzano. Era mio padre lo straniero venuto dalla grande città, e il resto del paese non ha mai smesso di ricordarglielo; lui era “il cittadino”, e con la sua morte la sua “eredità” pare sia passata a me.

-E’ un piacere; io mi chiamo Imi

-Oh!…sei palestinese?

Lo stesso sorriso amareggiato ora è passato al viso di lei. Anche su questa considerazione ci sono troppe ruggini.

– Iraniana; sono venuta qui con mia madre venticinque anni fa. Fuggivamo dalla guerra, io e lei; ne abbiamo trovata un’altra qui; ma era una guerra di razzismo; non più di religione. Forse migliore, o peggiore, non so.

Imi abbassa un attimo il viso e si mordicchia il labbro inferiore. Un’ombra triste le attraversa lo sguardo per un secondo assente. Stringe il vassoio fra le mani e distoglie lo sguardo dall’altra parte della stanza, cambiando argomento in fretta.

– Credi che lui sia innocente?

– Credo che nessuno meriti di essere giudicato solo perché’ e’ diverso da chi lo giudica.

Imi, che stava guardando intimorita il paziente dall’altra parte della stanza, gira la bella testa mora verso il giornalista, guardandolo stupita come avesse trovato qualcosa che cercava in quelle parole.

Poi con coraggio prende il vassoio e si avvicina al letto di Eric; gli sorride, dolcemente.

Appoggia i suo vassoio sulle ginocchia dell’uomo.

– Qui in ospedale girano brutte storie su di voi signor Eric; e nessuno vuole venire per farvi mangiare. Hanno mandato me che sono l’ultima arrivata. Ora mandate giù qualcosa , fatelo per me, cosi non diranno più’ che sono solo bella quanto sono stupida e forse le altre smetteranno tutte di prendermi in giro.

Eric la guarda un secondo, poi due, poi tre;

prende il cucchiaio

e comincia a mangiare,

lentamente.

Imi sorride soddisfatta e si volta per andarsene dalla camera col suo carrellino.

– Se ti serve qualcosa per aiutarti in questa crociata, qualunque cosa, chiamami, Jedro, figlio dello straniero.

Va via sorridendo e, inevitabilmente, ammiccante.

Restano soli nella stanza Jedro ed Eric; due stranieri soli, che lo fissa, non ha mai smesso.

– Ragazza molto dolce, vero?

Silenzio

Jedro si alza dolorante e si avvicina al letto di Bale, con cautela, come alla cuccia di un cane guardingo; un grosso cane la cui catena e stata rotta.

– Signor Bale, per favore, mi permetta di aiutarla; indagherò e smantellerò tutte quelle calunnie crudeli che girano su di lei, scriverò un articolo su di questo, mi da il permesso di pubblicare la sua storia?

Jedro allunga la mano all’uomo che la guarda,

un secondo,

due,

tre;

e la stringe.

– Che cosa vi e successo Eric Bale? Chi sei?

Solo il silenzio in risposta, e quello sguardo, immobile.

Il giornalista torna al suo letto e si rimette a scrivere.

ma sono le persone come lo sceriffo che ci

ma forse basterebbe conoscer meglio chi ci fa paura per smettere di averne.

E per smettere di aver paura bisogna illuminare il buio che ci circonda.

Chi è dunque E.B.?

Prende il cellulare e comincia a cercare informazioni come solo un gironalista investigativo sa fare.

Le ore passano, prima una, poi due, poi tre.

La macchina da scrivere tace.

É ormai sera e Jetro non riesce a togliere gli occhi dallo schermo luminoso del telefono.

Ne è venuta fuori una storia oscura e terrificante; Jedro comincia a guardare il suo protetto con altri occhi; occhi di paura e dubbio; Bale non abbassa lo sguardo.

Mai.

Scende la notte; le luci si spengono e restano solo le piccole, bianche luci sopra i letti dei pazienti rendendo più inquietante, solitario e freddo il silenzioso ospedale di campagna e dando l’illusione sottile di essere totalmente soli.

Soltanto Jedro ed Eric.

Jedro che non dorme; Jedro cerca di non guardare davanti a se.

Perchè davanti a lui stà Eric Bale.

20160513_033715

Manda un’e-mail ad un collega che a quell’ora e alle rotative e si fa mandare tutto quello che ha a che fare con Bale.

Passa nemmeno venti minuti che la notifica di una nuova mail lampeggia sul sul cellulare.

Ne esce una storia di abusi infantili, alcolismo e brutalità difficile da credere.

E poi la leggenda.

Una storia oscura che parla di un massacro di decine di scomparsi, i resti ritrovati ammucchiati l’uno sull’altro nel profondo della Whispering forest.

Qualcosa ha il giovane Bale e fatto nascere tanti dubbi sulla sua sanità mentale.

E poi l’accusa degli orrendi omicidi; l’odio dei concittadini, la paura, la rabbia, la condanna, la sparizione.

E notte fonda ormai per i bui corridoi della sezione analisi.

Imi, stanca e scarmigliata, i capelli disordinati ricadono sul volto.

Imi ritira le analisi del sangue di Eric Bale dall’ematologo; assieme, richieste dallo sceriffo della contea, anche il referto del DNA.

L’analista di laboratorio la guarda, guarda i referti, uno sguardo dubbioso dietro gli occhiali.

-Cosa c’è Franklin?

Anche Imi guarda le analisi.

Quello che scopre deve averla spaventata perché esce dalla stanza correndo verso la stanza di Jedro.

La doppia porta dell’ospedale si spalanca.

Entra a grandi passi lo sceriffo della contea; ha il viso rosso e rigato di lacrime, gli occhi iniettati di sangue ed e seguito a ruota da tre aiutanti che cercano di fermarlo; ma l’uomo li ricaccia indietro spintonandoli.

-NON OSATE! QUELLO NON ERA VOSTRO FIGLIO! ERA MIO FIGLIO! IL MIO RAGAZZO! E QUEL MOSTRO LO HA DILANIATO COME UN CONIGLIO!

il suo sangue, il suo sangue era nel lago! e questo animale io l’ho soccorso e portato qui: ma io lo ammazzo! LO AMMAZZO COME LA BESTIA CHE E’!!!

Jedro sente le grida che rimbombano nei corridoi, ascolta ogni parola; alza, lentamente, la testa verso il letto davanti a se.

La luce; la luce salta nello stabile.

Il buio si ingoia i corridoi, le stanze, i pazienti.

Quasi subito si accendono le luci incerte dell’alimentatore di emergenza e Jedro trova con lo sguardo finalmente il letto di Bale.

Vuoto.

La capo infermiera pigia insistentemente le dita sulla levetta dell’allarme, terrorizzata dalle grida dello sceriffo, parte la lugubre sirena che comincia a ululare nei corridoi e illumina tutto con la sua rossa luce lampeggiante.

La stanza, il pavimento, il letto vuoto si illuminano di rosso; e Jedro, bianco dal terrore, volta, molto lentamente, la testa verso la porta.

Bale, immenso, è li, in piedi sopra di lui,

e lo guarda.

20160513_033958

Rumore di scalpiccio fra il tramestio preoccupato delle infermiere dal corridoio; arriva correndo Imi per avvisare della sua sconcertante scoperta.

Ma si fredda sulla porta.

Bale si volta a fissarla; si gira, va verso di lei che si aggrappa alla cornice della porta.

Eric si avvicina.

La guarda.

La sorpassa.

Lo sceriffo ha appena finito di salire concitatamente le scale dal piano di sotto ad arma carica,

lo trova li, sotto le luci rosse; Bale, immenso, davanti.

La pistola viene subito puntata fra gli quegli occhi freddi.

Il gigante afferra entrambe le braccia dell’uomo tremante dalla rabbia e le tira; le tira fino a farlo strillare, le tira fino a vederne lo strappo dei muscoli delle spalle; la camicia si tinge di rosso, il sangue si allarga, sbocciando come un fiore sulla camicia dello sceriffo; gli strilli strazianti e finalmente lo strappo sotto lo sguardo ebete del vice sceriffo che fa appena in tempo ad estrarre la pistola prima di venir afferrato per il collo.

E lanciato nella tromba delle scale.

Gli ultimi due poliziotti sparano; sparano fino a non sentire più ne urla ne grida, proprie e altrui.

I loro crani si sfracellano miseramente sulle pareti.

Una dopo l’altra Bale macella le infermiere della corsia che scappano gridando e inciampando una sull’altra senza riuscire a fuggire.

20160513_033846

Tranne Imi e Jedro, che ,abbracciati e tremanti, lo vedono lanciare loro un ultimo sguardo, freddo, inespressivo dal corridoio vuoto e rosso, di luce e di sangue.

Eric Bale torna dal nulla dal quale e’ arrivato; sotto la pioggia, nella notte.

Afferra qualcosa da un bancone dentro ad una busta, una busta che stringeva in mano lo sceriffo.

Nella busta una specie di orrenda maschera di ferro.

Eric Bale imbocca la porta a vetri e si allontana, lento, nella pioggia.

20160513_034100

MASSACRO!

UN UOMO O UN MOSTRO?

Una terribile strage nell’ospedale S. Heart questa notte ha tinto le corsie di sangue.

Eric Bale, ritrovato la notte prima in fin di vita a causa di svariati colpi di arma da fuoco, era appena stato accusato dallo sceriffo della contea della strage scoperta ieri sulle rive del lago Crimson nella Whispering Forest. Cinque giovani corpi, brutalmente massacrati a mani nude, giacevano alla luce del sole, colpevoli in vita solo di un bivacco notturno in riva al lago. Fra le vittime anche il primogenito dello sceriffo che ieri notte e accorso dal sospettato per una veloce vendetta; trovando però solo una triste e atroce morte.

Quello che possiamo chiamare il primo eccidio della contea ha bagnato di sangue le mani già sporche di Eric Bale, tristemente famoso nella contea per le inquietanti voci che lo circondano dai tempi della sua infanzia.

Atti inspiegabili come questo terrorizzano e lasciano solo rabbia e disperazione dietro di loro.

Ma vi invito a riflettere; come possiamo essere certi della colpevolezza di Eric Bale? Certo davanti alla sua reazione alle accuse dello sceriffo non possiamo che indignarci della sua brutalità e sicuramente lo tacciano come omicida; ma senza un processo, senza delle serie investigazione come possiamo assicurare che sia stato lui il massacratore del lago? E se anche fosse stato lui saremo mai certi che si tratti di un massacro crudele e non della reazione spaventata di una persona profondamente disturbata?

Chiunque altro addosserebbe al sospettato tutta la colpa, ma io ero presente al massacro del S. Heart, io c’ero, e ho visto un uomo profondamente disturbato, ma non un uomo basilarmente brutale; un uomo che dovrebbe stare in una struttura sicura, per se stesso e per gli altri, di aiuto e sostegno, non nell’odio e nel disprezzo delle voci di chi lo vede come un mostro per la sua cupa follia silenziosa e la sua forza spropositata.

Io ho visto un uomo solo e mentalmente instabile al quale e stata puntata in faccia una pistola da un altro uomo furioso e disperato per aver appena perduto il figlio; ho visto il panico, la paura, le urla, e solo dopo la strage. Una strage dalla quale solo in due siamo scampati, e non per miracolo ma per gentilezza nei nostri confronti.

Siamo certi che non siano state le circostanze a creare un mostro?

Difficilmente scopriremo mai dove e chi e veramente Eric Bale; l’unica cosa che sappiamo di lui e che e un uomo sperduto la cui pericolosità non e più da sottovalutare.

Alla cittadinanza consiglio vivamente di non intervenire, di non cercarne le tracce; io c’ero al massacro, e so per certo che mai più cercherò Eric Blame nella notte, mai più mi avventurerò nelle tenebre che porta con se.

20160610_155819